Eventi 2003
PoesiaFestival
di Verona e della Valpolicella

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18 maggio 2003
ore 11.00

POESIAFESTIVAL 2003

FATTI NON FOSTE
Letture dalla Divina Commedia
con GIULIO BROGI e
 ANTONIO CATANIA


Musiche di ZENO FATTI (tromba e flicorno) e ANDREA SORGINI (pianoforte)
Percorso di Andrea Afribo

Enzo Bertolini

   

 

lunedì 19 maggio 2003  pag. 27
 
 

La nera magia di Reed
Zanon Caserta Balkan ne rendono bene lo spirito
Paola Azzolini

 

Villa Monteleone-Raimondi, sotto ippocastani centenari e fra un fruscio di foglie appena toccate dal vento, è una perfetta Arcadia. Ci voleva un buon senso del contrasto da parte di Flavio Ermini, Ranieri Teti e lo staff tutto della rivista di poesia Anterem , promotori di questi incontri domenicali, per trasportare proprio qui l'oscuro e perturbante underground del poema The murder mistery di Lou Reed.
Il primo appuntamento dei matinée di Poesia Festival, parte così sul filo del paradosso, ma bisogna dire subito che l'operazione è perfettamente riuscita: pubblico preso da una sorta di onirico incantamento e da brividi di partecipazione involontaria, mentre musica e parola si fondono in un'onda di violenza travolgente all'ombra delle foglie.
Sfruttando una potenzialità insita nel rock, figlio dell'ossessività dei ritmi africani e della teatralità dionisiaca delle danze di possessione, Lou Reed (pseudonimo di Luis Firbank), leggenda vivente e fondatore dei Velvet Underground alla Factory di Andy Warhol, ha cantato storie di vizio e di disperazione. Il poeta musicista maledetto ha introdotto nel rock il cielo oscuro della metropoli, l'ombra, il fantasma dell'altro che abita dentro di noi. I suoi padri letterari sono Edgar Allan Poe e Baudelaire.
The murder mistery ( Il mistero di un omicidio ), evocato dalla selvaggia serie di tonalità della musica e dallo scontro dei suoni verbali, ha ripetuto così il suo miracolo e la sua nera magia di autodistruzione sotto gli alberi secolari di villa Monteleone, in presa diretta, per la chitarra di Antonio Zanon e la dizione drammatica, perfettamente adeguata al compito, di Isabella Caserta e Jana Balkan. A proposito del poema, apparso per la prima volta sulla rivista di poesia Paris Review nel 1972, Reed diceva:
«Questo fu un esperimento. Il testo A venne registrato sul canale sinistro e nello stesso tempo il testo B inciso sul destro. La musica era collocata nel mezzo. Stavo mettendo alla prova le parole e mi chiedevo se fosse possibile far sì che due emozioni contrastanti potessero coesistere». Proprio così. All'ombra degli alberi di Villa Monteleone le due voci, come due casse di uno stereo, coesistono insieme alla musica della chitarra elettrica che sta in mezzo; il tutto in quasi totale contemporaneità».
Le voci sono violente, delicate. Risuonano a tratti isolate, galleggiano per aria i frammenti di una sadica esecuzione: «Tagliategli la testa», «omicidio», «morire». Balenano pezzi rotti di pazzia quotidiana, «Passami
l'accappatoio», «Quel che ci vuole in tribunale è un porco di 10 anni».
La chitarra (splendida) borbotta, gorgoglia, si libra in una tensione, subito elusa, di canto. Dalle cantine di New York al cortile soleggiato della Valpolicella, la nera magia compie il suo sortilegio nel quale parola e musica sono puro suono, fonema senza codice di senso. Ma l'onda di musica e parola si fa sonda di esplorazione di luoghi sconosciuti dell'essere, perché, diceva Baudelaire, «Bisogna scendere al fondo del mistero per trovare ciò che non conosciamo»!


 

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