I grandi temi della notte nei versi di Eros Olivotto
Brividi di freddo (o forse di
emozione?) scuotevano il pubblico a Corte Cerutti, a Fumane, durante
la seconda serata di Poesia Festival. Di certo il venticello gelato e
le raffiche di pioggia si combinavano con le vibrazioni delle voci
dell'attore Renato Martinelli e del poeta Eros Olivotto a creare un
clima di vaga mestizia e meditazione. Come ha detto Franco Ceradini,
presentando l'amico, il volume di Olivotto, Sipari , (Perosini
editore) affronta con coraggio e dignità espressiva i grandi temi su
cui è cresciuta un po' tutta la poesia del Novecento: la morte, il
dolore, l'amore, il tempo, temi che colgono un nucleo profondo e
sensibile in ognuno di noi.
Olivotto arriva alla poesia dopo due prove narrative e il linguaggio
appare lungamente meditato ed elaborato, ricco di echi, come se la sua
parola poetica nascesse dall'attraversamento di molta tradizione
nostra, in particolare quella pascoliana. Poesia fatta di accadimenti
interiori, fra sogno e veglia, affacciata sul mistero, attraversata
com'è dalla domanda senza risposta sull'esistenza di Dio. Ma proprio
per questo, poesia genuinamente religiosa nell'assenza di ogni
certezza.
Il dialogo tra il poeta e l'amico Franco Ceradini ha resuscitato anche
l'eco della loro lunga famigliarità, il ricordo appannato e vago, ma
sensibile, delle sere trascorse in interminabili discussioni sui
grandi temi, delle ore che si allungano nella notte e cacciano il
sonno, quando si è ancora giovani e si crede nella virtù salvifica
della parola. (p.a.)
lunedì 26
maggio 2003 cultura pag. 24
Fumane. Lo scrittore-poeta
ambrosiano Eros Olivotto, di origini trentine, presenta in
Valpolicella la sua raccolta di poesie Sipari (Perosini
Editore) oggi alle 20,30 in Corte Cerruti, nell’ambito di Poesia
festival. Scrive nella presentazione il curatore della pubblicazione,
Italo Bosetto: «Nei brani poetici si materializza l’immagine della
madre: casta e mite, tutela, protegge, giustifica il travaglio
esistenziale nella sua continuazione e reversibilità».
La prefazione di Ilvano Caliaro, docente universitario, mette in luce
le doti di Eros Olivotto, che dice di sé: «La poesia, più di quanto si
scrive, è ciò che si è. In questo senso essa è data dalla nostra
maniera di stare nel mondo. Questo, però non è ancora abbastanza. La
poesia, infatti, non può prescindere dal ritmo dato dall’insieme delle
regole metriche, che quindi sono il terreno su cui il linguaggio
poetico nasce e si fonda. Fatta questa scelta, ci si ritrova in una
situazione che, per quanto complessa, arricchisce la vita di
significati e quindi di senso». (m.f.)