Domenica
25 maggio 2003
POESIAFESTIVAL 2003
PAROLA, SUONO, PENSIERO
Matinée organizzate dalla rivista di “Anterem”
LA PAROLA VERSO IL SUONO
Testi poetici di Corrado Costa, GIULIA NICCOLAI, Adriano Spatola,
Emilio Villa.
Voce: Giulia Niccolai.
Verona, Osteria Al Carro
Armato, Vicolo Gatto |
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lunedì
26 maggio 2003, pag. 24
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Poesia Festival
Il silenzio riconquista Sottoriva
Grazie a quattro
autori dello storico Gruppo 63, tra cui una sola vivente: Giulia Niccolai,
affettuosa sacerdotessa di quell’epoca
Paola
Azzolini
È ben vero che
Sottoriva è ormai diventata un'autostrada, dove macchinone sfacciate e
rumorose turbano la quiete dei portici e che turisti buontemponi passano
a schiera urlando in minuscoli telefonini appiccicati all'orecchio.
Tuttavia ieri mattina il fascino raccolto dell'incontro con Giulia
Niccolai all'Osteria di Sottoriva, seconda matinée organizzata dalla
rivista "Anterem" nell'ambito di Poesia Festival, ha trovato modi e
spazio per catturare ancora una volta gli spettatori con la
parola/musica di tre rappresentanti del Gruppo '63: Adriano Spatola,
Corrado Costa, Emilio Villa e, naturalmente, Giulia Niccolai, che ne ha
condiviso l'esperienza insieme poetica e vitale.
Emilio Villa era il più anziano e se n'è andato quest'anno a ottantanove
anni. Più precocemente se ne sono andati Spatola, nel 1988, e Costa, nel
1991. Giulia, come un'antica sacerdotessa, ma piena di rimpianto e di
ironia, riepiloga i ricordi della straordinaria stagione che ha vissuto
con loro a Mulino di Bazzano nell'Appennino Parmense, in una vecchia
casa di campagna della famiglia Costa. È straordinario, e le parole di
Giulia colgono bene anche questo aspetto, come in questi tempi di
ritorno all'ordine, sia ancora così vivo e vitale il modello
trasgressivo e innovatore di quel linguaggio che sfondava i limiti della
parola e del senso, per arrivare a un nuovo senso, in cui l'aspetto
fonico aveva una parte necessaria e fondamentale.
Riprendendo alcune pagine di un suo volume uscito nel 2001 per Archinto,
Esoterico bigliardo , Giulia Niccolai rievoca i profili di
Adriano Spatola, Corrado Costa, Enrico Villa, ma anche il clima di
comunità sodale e di ricerca degli anni trascorsi a Bazzano, nella
grande cucina con il camino e la cucina economica, senza telefono, nel
cortile con i grandi alberi sui margini, a tu per tu con se stessi e con
la poesia, senza il rumore e l'ansia del successo, lavorando a progetti
congeniali con persone congeniali.
Di Villa, Giulia legge una Primavera , parte di 17 variazioni "su
temi proposti per una pura variazione fonetica". Villa, che conosceva il
greco e l'ebraico, scriveva in inglese spesso, per mettere in risalto il
suono e non il senso. Ciò che non è, l'assenza, ciò che non si vede, ciò
che non c'è sono i concetti o meglio le figure retoriche, su cui ruotano
una serie di poemetti, come L'uomo invisibile , in cui
l'obiettivo polemico è il cinema. Con effetti parodici irresistibili:
"Finisce sempre che l'uomo invisibile non si vede mai. Potrebbe essere
stato anche un altro film… Il protagonista si chiama Orfeo. L'attrice
muore se cerchiamo di vedere chi è".
Adriano Spatola leggeva spesso in pubblico poesie fatte di complessi e
divertenti giochi linguistici che davano uno strano incantamento e lui
lo rendeva con l'espressione dannunziana: "Il verso è tutto". Infine
Giulia legge alcuni suoi versi brevi e brillanti. Ma dentro è
incastonata una profonda verità, cui lei è arrivata nel suo percorso
verso la dottrina zen e il buddismo. Sentiamola. Potrebbe valere anche
per noi: "…intrecciando nella mia vita il salvifico segno della
continuità".
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