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Mercoledì 28 maggio

LE SORGENTI DEL VOLGA
Incontro con Biancamaria Frabotta
Presenta Andrea Afribo

Marano Valpolicella, Corte Novaia


Biancamaria Frabotta

 

lunedì 2 giugno 2003 pag. 24



Poesia Festival. Quando gli autori leggono i propri versi
Bianca Maria Frabotta, un fiume che scorre
Paola Azzolini


Biancamaria Frabotta

Non ultimo pregio dell’attuale edizione del Poesia Festival di Verona e della Valpolicella (ma anche delle edizioni precedenti) è farci scoprire luoghi nascosti e bellissimi della nostra campagna. Corte Novaie a Marano, dove abbiamo ascoltato la poetessa Bianca Maria Frabotta, è nascosta fra il verde in un cerchio di colline, un casale con la torre della piccionaia, rustico e affabile nella sua concreta natura casalinga con gli attrezzi bene in vista e un cagnolino che abbaia per benvenuto. Andrea Afribo, italianista di fama, alle prese con una femminista doc come la Frabotta, anche lei italianista, ha sfoggiato tutte le arguzie di una finta perplessità e ignoranza dei temi della protesta delle donne.
Ma la poesia della Frabotta va oltre e insieme ai tasti dell'attualità e della storia recente, ha la sua musa in un profondo e sincero scavo interiore. Così la poetessa alta, vestita di chiaro, coi capelli biondo argento e una voce profonda e melodiosa, nella luce delle lampade, fra uno svolazzare di falene, ha incantato un po' tutti con una lettura melodica, intonata, come un fiume che scorre. Verrebbe da dire che solo i poeti e le poetesse sono in grado di leggere bene le loro poesie, senza retorica e con un accento che evoca quel silenzio interiore ed esterno, in cui sempre deve svolgersi la lettura personale della lirica moderna.
La poesia di Bianca Maria Frabotta nasce con la raccolta La viandanza del 1995, dove tutti i modi stilistici sperimentati nei dieci anni precedenti si sciolgono si ricompongono in una cifra personale riconoscibile. L'ultimo libro, uscito per Lo Specchio Mondadori, La pianta del pane (2003) raccoglie, come dice l'autrice, le poesie «con la testa leggera» ossia brevi componimenti dove il tema è l'amore coniugale: «Mio marito ha un cuore generoso / come quel dio che dona il primo verso», un'elegia commossa e priva di sbavature sentimentali, ma piena di una intensa dolcezza.
Poi la poetessa legge altri componimenti della medesima raccolta: per la madre, di grande e stremata intensità, Alle sorgenti del Volga , diario di un viaggio verso un luogo solenne e sconosciuto. Ma il libro è costruito come una progressione musicale, e le correzioni - dice Frabotta - sono state tutte registrate su questa sequenza che vede susseguirsi un andante, un allegretto e un adagio solenne finale. Alcuni testi sono nati dall'attualità, ma tendono a sensi universali, superano la cronaca per approdare alla riflessione, ad un pensiero etico. Al di sotto di un po' tutto questo percorso c'è una precisa poetica: «Cerco di essere fedele a un mandato che mi do: parlare sempre di una cosa precisa. Non tollero una poesia di pura evocazione, di pura sonorità».
Per capire meglio che cosa sia per Bianca Frabotta scrivere versi, serve anche l'epigrafe in testa al volume, tratta da un libro di Natalia Ginzburg: «Si nutre e cresce in noi». Che cosa? Evidentemente il mestiere di poeta.