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domenica 8
giugno 2003 pag. 27
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PoesiaFestival.
Al
Carro armato suona stamattina il leggendario chitarrista di Fabrizio De
André
Voci dalla Rive Gauche
Accanto a Vittorio Centanaro la cantante Luce Tondi
Appuntamento di
particolare spessore ed interesse quello in programma per questa mattina
alle 11 all'osteria al Carro armato (si trova in vicolo Gatto, vicino
alle Arche Scaligere in pieno centro), per la rassegna "Parola, suono
pensiero" curata dalla rivista letteraria Anterem e che fa parte del
Poesia Festival.
La matinée odierna ha come titolo "Il disordine sulla Rive Gauche" e il
riferimento, naturalmente, è al milieu parigino che già nell'800, al
tempo dell'esperienza politica della Comune, fu l'humus di creativi
incontri tra idee politico/umanitarie, poesia e canzoni. Un connubio
stimolante che si rinnovò, con massimo splendore, nel secondo
dopoguerra, al tempo delle caves e dell'esistenzialismo, quando Sartre e
Prévert "andavano a braccetto" con Boris Vian e Juliette Greco.
Flavio Ermini introdurrà il contesto cui si riferisce lo spettacolo,
dopodiché sul palco saliranno la cantante Luce Tondi e il chitarrista
Vittorio Centanaro, entrambi genovesi. Inutile dire che per gli
innumerevoli fans di Fabrizio De André il nome di quest'ultimo fa
scattare nelle orecchie e nel cuore un irresistibile clic. Centanaro,
infatti, è il leggendario collaboratore di Fabrizio all'epoca dei suoi
primi e decisivi successi, la Guerra di Piero, Fila la lana, Via del
Campo .
Come Fabrizio, Centanaro era un frequentatore del teatro di Piazza
Marsala a Genova, a sua volta fertile punto d'incontro di una varia
comunità artistica negli anni '60. Centanaro e Luce Tondi collaborano da
parecchi anni. La Tondi ha fatto parte del Trio Vaudeville, interprete
di un repertorio misto di canzoni americane e francesi del periodo
1920-1950.
Vittorio Centanaro e Luce Tondi
Il repertorio
odierno avrà come principale punto di riferimento l'inarrivabile
canzoniere della "sacra triade" degli chansonniers : Georges Brassens
(che fu il determinante punto di partenza per lo stesso De André, che lo
conobbe -anche se mai di persona- a metà anni '50 grazie a dischi
portatigli dalla Francia dal padre Giuseppe), Jacques Brel e Léo Ferré
(che mise in musica Baudelaire, Rimbaud, Apollinaire…).
Il titolo del recital è collegato ad una citazione tratta proprio da
Ferré: "Il disordine è l'ordine meno il potere". Ma al Carro armato
ascolteremo anche brani di Lemarque, Kosma/Prévert, e di Aristide Bruant,
anarchico protagonista della vita delle caves parigine dell'800. Un
appuntamento interessante, come si diceva. (b.m.)
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lunedì 9 giugno 2003 pag. 27
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La poesia si fa musica con Centanaro e Tondi
Beppe Montresor
Non poteva avere
inaugurazione più appropriata l'Osteria al Carro Armato di Annalisa
Morandini, recentemente sottoposta a restauro, che ha ospitato il
recital «Il disordine sulla rive gauche», in una matinée curata dalla
rivista letteraria Anterem per il «Poesia Festival di Verona e della
Valpolicella».
Tutto esaurito in sala, e pubblico inchiodato ad ascoltare la storica
chitarra di Vittorio Centanaro, partner determinante del primo De André,
e la voce di Luce Tondi (nella foto Brenzoni) , sommessa,
«distaccata» al punto giusto, una voce perfetta, quasi sempre, per un
repertorio bellissimo e dichiaratamente evocativo delle atmosfere
assimilabili alla stagione delle caves parigine anni '50 (Sartre,
Prévert, Greco, Piaf, Montand…). Momento, quello dell'esistenzialismo
del secondo dopoguerra, di magico incontro tra idee filosofico-politiche,
poesia, canzone.
A dimostrazione - diceva Flavio Ermini nell'introdurre il concerto - che
il pensiero non è prerogativa della speculazione filosofica, ma esce
anche dall'arte, dalla musica, dalla pittura, dalla poesia.
E il recital riassume un po' tutto il fermento di quegli anni. Si
comincia con la canzone antimilitarista, «Quand un soldat», scritta da
Lemarque all'epoca della guerra d'Indocina: chi ha avuto consuetudine
con la prima produzione di De André (gli anni '60, i dischi della Karim,
prima dei più ambiziosi concept-album), quella dei classici, avverte un
déjà vu ai primi inconfondibili tocchi di chitarra di Centanaro, sorriso
rilassato e volto che ispira immediata simpatia, quella di chi è lontano
da assalti di esibizionismo e competitività esasperata. Le dita, magari,
si muovono rispetto a un tempo con minore fluidità, ma sanno comunque
far vibrare, eccome, le corde dell'emozione.
La Tondi, che con l'anziano chitarrista ha ormai un rodato affiatamento,
è bravissima, soprattutto laddove la sensibilità, la sfumatura,
prevalgono sulla potenza vocale. Diciamo in particolare su Brassens (nel
ritornello di «Je me suis fait tout petit» il suo timbro diventa davvero
quello di qualcuno che si fa piccolo «davanti a una bambola», come si
schernisce l'io narrante della canzone), sulle «Feuilles Mortes» di
Kosma/Prévert. E' quasi un miracolo, quello della Tondi, capace di far
accapponare la pelle con la cullante melodia di un brano sentito mille e
mille volte. Crediamo che l'interpretazione della cantante genovese
abbia ancora una volta stuzzicato personali associazioni mentali a ogni
singolo ascoltatore presente al Carro Armato. Ed è questo il significato
più positivamente intimo della poesia che si fa musica.
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