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lunedì 19 maggio 2003, pag. 27
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Poesia Festival
Un pubblico numerosissimo ha seguito la lettura di brani della «Divina
Commedia» affidata a due attori assai diversi tra loro ma ugualmente
efficaci Dante ha la voce accademica di Brogi ...E la naturalezza
confidenziale di Catania
di Simone Azzoni
La seconda edizione di
Poesia Festival (la manifestazione che, sino al 22 giugno, propone un
ventaglio di appuntamenti cultural-spettacoli in luoghi diversi di città
e provincia) ha preso il via, l’altra sera, a Villa Serego Alighieri di
Gargagnago. Numerosissimo il pubblico intervenuto (all’incontro dal
significativo titolo Fatti non foste. ..) per ascoltare, ancora
una volta l’attore veronese Giulio Brogi leggere Dante davanti ai
pronipoti, nella sua cornice naturalmente ideale.
Accanto a lui Antonio Catania dolce-amaro interprete di film famosi di
apprezzati registi come Pane e tulipani, Mediterraneo, Qui non è il
paradiso, Ma che colpa abbiamo noi, La cena . Sembra paradossale
(nella lunga prolusione iniziale Franco Ceradini nemmeno l'ha
presentato) ma è lui che ha dato il giusto stile alla serata.
È stato Andrea Afribo a preparare il percorso di lettura della serata.
Il professore universitario è uscito dal Dante «popolar nazionale»
risparmiando, almeno nella parte ufficiale dello spettacolo, il canto di
Paolo e Francesca, quello del Conte Ugolino e o di Ulisse.
L'ironia sottile delle presentazioni, i riferimenti pluridisciplinari ci
hanno stuzzicato ad un ascolto fresco, sobrio, sottile che ha trovato
compimento nella lettura di Catania e contrasto in quella di Brogi.
Ormai conosciamo il timbro e il tono dell'attore veronese.
Greve e grave scava nella rotondità delle parole, ascolta l'eco dei suoi
stessi toni bassi cercando il gusto del narrare enfatico ma asciutto da
passionalità e veemenza. È una lettura, la sua, che non muta timbro nel
migrare tra i regni ma che si riconosce una serietà piena senza
sbavature, accademica, consumata dalle mille letture ormai fatte del
testo dantesco.
Catania è più informale giustamente, ma forse non del tutto
consapevolmente accostato a Brogi: è il suo ideale contraltare. È quel
rovescio della medaglia verso cui invitava Afribo nelle presentazioni ai
sei canti. Sembra lì per caso - fortunatamente per caso - senza la
seriosità imbarazzante della retorica ma con la naturalezza di una
lettura discorsiva, poco riflessiva, molto stupita, quasi esitante, più
confidenziale, familiare, passibile di errori (qualche incertezza…) un
buon auspicio insomma per un prosieguo più leggero.
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