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venerdì 27 dicembre
2002 pag. 16 |
Insegnare la letteratura a scuola
nella sua specificità culturale
Una giornata di studio intensa, partecipata, a tratti appassionata, quella
che si è svolta su «Letteratura a scuola», in una sala Montanari gremita,
per iniziativa della Ssis del Veneto in collaborazione con la Società
Letteraria. Merito dei relatori, che hanno affrontato il tema da diverse
prospettive e dell’obiettiva attualità dei problemi trattati. «Quello
della scuola - ha osservato in apertura dei lavori il presidente della
Letteraria Alberto Battaggia - è un terreno culturalmente e politicamente
strategico, sul quale tutti gli attori interessati devono misurarsi con
grande responsabilità».
Uno dei principali attori è certamente la scuola di specializzazione per
l’insegnamento secondario, tra le esperienze più innovative e promettenti
del mondo accademico di questi ultimi anni. Il direttore della Ssis
Veneto, il pedagogista Umberto Margiotta, ha sottolineato come la riforma
universitaria in via di definizione non ne appannerà il ruolo: «Può darsi
che cambieremo nome, che ci chiameremo laurea specialistica, ma il
Consorzio che riunisce le Università di Verona, di Padova, di Ca’ Foscari
e lo Iuav di Venezia, semmai rafforzerà ulteriormente la sua offerta
formativa a tutti i livelli, dalla formazione continua per insegnanti in
servizio ai centri di eccellenza microregionali».
Di eccellenza si è parlato anche per il corso su «Letteratura e
contemplazione» che la Ssis proporrà a partire da gennaio, sempre in
Società Letteraria, per iniziativa del curatore del convegno Ernesto
Guidorizzi, vicedirettore della Ssis e docente di teoria della
letteratura. «La particolarità del corso - ha spiegato il docente in sede
introduttiva - sta nell’approccio pluridisciplinare con il quale, di volta
in volta, affronteremo il tema dalla letteratura all’arte, dalla filosofia
alle scienze naturali».
Il professor Guidorizzi, entrando nel merito della giornata di studio, non
ha esitato a denunciare «lo stato di crisi in cui versa l’insegnamento
della letteratura, soffocata da impostazioni ideologiche che l’hanno
confusa con la linguistica. È ora invece di recuperarne tutta la
specificità». Remo Ceserani, ha ricordato come nel nostro Paese
l’insegnamento della letteratura sia diffuso come in nessun altro, essendo
previsto dalle elementari alle scuole superiori.
Ceserani, pur ritenendo ancora giustificato studiare le grandi tradizioni
letterarie nazionali, ha insistito sull’importanza di un approccio
problematico e aperto alla letteratura. Ceserani ha poi osservato come
l’inevitabile conflitto generazionale che oppone discenti e docenti vada
non solo accettato, ma fatto emergere, in una logica di mutuo scambio
culturale. Penetranti anche le sue osservazioni sulla costituzionale
abilità narrativa umana. «Non homo sapiens, dovremmo definire l’uomo,
visti anche i desolanti risultati, ma homo narrans ».
Tagliente l’intervento del professor Rolando Damiani, che ha teorizzato
una «letteratura assoluta, svincolata da qualsiasi condizionamento etico,
del tutto autosufficiente». In questo senso, il compito delle istituzioni
scolastiche dovrebbe essere quello di fornire quegli strumenti critici
indispensabili alla piena fruizione del fatto letterario. Giovanni Raboni,
infine, ha osservato come «la letteratura, sia la forma di comunicazione
che più di ogni altra emoziona, stimola sentimenti, stati d’animo,
riflessioni. Non si deve insegnare la storia della letteratura, ma la
letteratura in quanto tale, i testi letterari nella loro specificità». Per
farlo, è vero che occorre dotarsi di alcune conoscenze tecniche».
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