Il dio del fuoco (Einaudi) con Andrea Kerbaker
Il romanzo di Efesto, il dio caduto e rifiutato, il fabbro divino che forgia meraviglie e cerca amore. Cresciuto negli abissi dopo essere stato abbandonato da sua madre Era, Efesto trasforma il fuoco in arte, costruisce l’Olimpo, sposa Afrodite, ma resta un’anima inquieta. Che cos’è il mito, in fondo, se non un grande romanzo contemporaneo?
PAOLA MASTROCOLA ha pubblicato, tra gli altri, La gallina volante (2000), Una barca nel bosco (2004, vincitore del Premio Campiello), Che animale sei? (2005), Piú lontana della luna (2007), La felicità del galleggiante (2010), e La memoria del cielo (2023). Per Einaudi ha pubblicato Non so niente di te (2013), L’esercito delle cose inutili (2015), L’amore prima di noi (2016) e Leone (2018).
«Gli dèi non sempre si accorgono di ciò che accade. Guardano altro, pensano ad altro. Si lasciano distrarre. Cosí anch’essi si smarriscono. Non capiscono, sbagliano, si confondono. E ogni tanto si perdono qualcosa, che forse era importante».
Una madre getta nel vuoto suo figlio appena nato, perché debole e deforme. Quella madre è Era, regina del cielo; quel figlio è un dio, Efesto. Che precipita dall’Olimpo per nove giorni e nove notti, finché non si adagia sul fondo del mare. Lo raccolgono due ninfe, Teti ed Eurinome, che lo cresceranno nel cuore degli abissi.
Lí Efesto imparerà a trovare la pace nel fuoco: fonderà i metalli, forgerà gioielli, diventerà un artista cosí famoso che persino Era sarà ammaliata dalle sue creazioni. Ma chi è stato abbandonato ha una ferita sempre aperta, e l’arte forse è solo un modo di rimarginarla.
Il dio del fuoco raccontato da Paola Mastrocola è un dio umile e geniale, inquieto e tormentato, attratto dal mistero indecifrabile che lega l’eternità alla morte. Ed è un figlio pieno di rabbia che continua a cercare sua madre anche odiandola, dopo esserne stato respinto.
Non esiste una sola verità nel mito, sembra dirci l’autrice, e questo ci rende liberi: di aggiungere, togliere, modificare, riscrivere, interpretare. Di continuare a inventare infinite versioni, perché infinito è il racconto.
Con il romanzo di Efesto, il dio artista che voleva soltanto sentirsi amato, Mastrocola ci parla di noi, delle nostre insicurezze, di quanto è terribile ma anche esaltante attraversare certe solitudini. E a quasi dieci anni dall’Amore prima di noi, ci conferma ancora una volta che avremo sempre bisogno dei miti, perché dialogano con ciò che di piú umano, puro e fragile ci portiamo dentro.
Rassegna a cura di Andrea Kerbaker e Daniela Brunelli
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