Emilio Moretto “Bernardino”. Uno dei «cavalieri dell’ideale» che liberarono Giovanni Roveda dal carcere degli Scalzi

Nell’ambito di un ciclo di incontri denominato “Raccontare la vita”

Relatore

Roberto Bonente

Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA)

Introduce

Gilberto Lonardi

Università di Verona

Nel tardo pomeriggio di lunedì 17 luglio 1944 sei giovani del Gap (Gruppo di azione patriottica) veronese appartenenti al Partito comunista penetrarono nel carcere degli Scalzi per liberare Giovanni Roveda che per molti anni aveva subito la galera fascista. In questa impresa due di loro persero la vita: Danilo Preto e Lorenzo Fava che un mese dopo venne ucciso a Forte Procolo il 23 agosto 1944. Altri due, Emilio Moretto e Berto Zampieri, rimasero gravemente feriti e non furono più in grado di riprendere la lotta. Solo Aldo Petacchi, che era stato mandato a Verona dal Partito comunista, e Vittorio Ugolini, combatterono ancora: l’uno nelle Brigate Garibaldi in Valsesia e l’altro nella Divisione Avesani operante nel veronese. Tre di loro, Ugolini, Moretto e Fava erano ufficiali del Regio esercito, Petacchi proveniva da una famiglia antifascista toscana e aveva subito una condanna al confino, Zampieri era uno scultore e Preto un operaio artigiano. Per la loro impresa i caduti Fava e Preto vennero insigniti di medaglia d’oro al valor militare mentre agli altri quattro fu concessa la medaglia d’argento. Nella memoria scritta da Concetta Fiorio, giovanissima moglie di Moretto che subì la detenzione alle Casermette di Montorio ormai prossima a partorire, i sei giovani vengono citati come “I cavalieri dell’ideale”. Ricorderemo nell’incontro la figura di Emilio Moretto “Bernardino” nato a Verona nel 1915 e deceduto a Negrar il 20 gennaio 1992 con ancora in corpo le pallottole che l’avevano colpito quel 17 luglio 1944.